Ariel Vittori
Intervista ad Ariel Vittori, illustratrice e fumettista, art director per Book on a Tree e co-fondatrice e presidentessa di Attaccapanni Press.
Durante l'intervista parleremo dell'arte di Ariel Vittori, del suo coinvolgimento nella difesa dei diritti LGBTQ+, dei lavoratori e dei migranti, la sua passione per l'erotismo e i suoi progetti futuri.
Ariel Vittori racconterà anche dei suoi inizi da autodidatta, dei suoi lavori all'estero, delle autoproduzioni, di lotte intersezionali e del tentativo di creare un sindacato di fumettistə.
Infine ci racconterà del progetto Moleste e della sua visione sulla situazione dell'intelligenza artificiale nel campo artistico.
Scopri di più su Ariel Vittori sul suo sito internet, Instagram, Tumblr, Twitter, Facebook e Patreon.
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Introduzione e gatte
Iride: Stai ascoltando Iride, il podcast che guarda il mondo attraverso gli occhi di artisti LGBTQ. Io sono Guido e oggi scopriremo passo a passo il mondo di Ariel Vittori.
Benvenuta.
Ariel Vittori: Grazie Guido.
Scusa, sento il mio gatto. Quindi la sposto così rifacciamo.
Iride: Siamo in tre. Siamo in tre. No, mi piace questa cosa che c'è anche il gatto nell'intervista, mi sembra perfetto. Sì, sì, sì. E fa parte della famiglia allargata, quindi va benissimo anche il gatto. Come si chiama?
Ariel Vittori: Si chiama Callisto, che significa "la più bella" in greco antico. È il nome di una ninfa. Perchè è proprio la gatta più bella del mondo. Non sono di parte. Tutte le persone a cui mostro la foto mi confermano che è la gatta più bella e quindi è così. È scientificamente approvato.
Iride: Perfetto. Quindi oggi scopriremo il mondo di Ariel Vittori e di Callisto, la gatta più bella del mondo, che mi sembra un ottimo inizio.
Inizio della carriera artistica e interesse per l'erotismo
Iride: Io partirei dal tuo inizio a livello di produzione.
Hai iniziato a lavorare come fumettista e illustratrice raccontando storie erotiche per il sito Filthy Figments. Da dove nasce il tuo interesse per l'erotismo?
Ariel Vittori: Allora io... Non so quanto è problematico dirlo adesso, però sono sempre stata un'adolescente molto precoce. Diciamo che adesso la Gen Z, la tendenza degli adolescenti di oggi, in realtà è essere molto poco sessocentrici rispetto a come siamo stati noi Millennial e anche le generazioni prima.
Probabilmente perché loro hanno una saturazione anche di pornografia, contenuti, eccetera mentre invece noi magari no. Siamo ancora l'ultima generazione che ha dovuto un po' lottare per vedere stralci di sessualità.
Soprattutto le persone queer hanno difficoltà a vedere la propria sessualità rappresentata e quindi io ho sempre, da molto piccola, avuto un interesse per esplorare l'intimità, soprattutto avere rappresentazioni visive del romanticismo e del sesso che ovviamente ne è parte per me. da piccola ricercavo contenuti ovviamente illegittimi da cercare per me a una certa età e soprattutto li rappresentavo.
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Io ho capito di voler diventare fumettista a dodici anni facendo un disegno di due ragazzi incatenati fra loro, vestiti di pelle. Quindi anche diciamo una cosa, come dire, con un certo grado di fetish al suo interno.
Per certe cose sono quasi più vanilla adesso di quanto non fossi da adolescente. Ovviamente dopo il consumo di manga, fan fiction, eccetera ho creato questa cosa e ho deciso: "no, vabbè, io devo fare questo di lavoro" perché il fatto che io riesca a fare questa cosa a renderla reale tra virgolette è magia.
Identità queer e attivismo nell'arte
Iride: Poco fa ti sei definita queer. Che cosa significa per te essere queer?
Ariel Vittori: Allora per me essere queer significa vivere fuori dall'eteronormatività e significa anche usare la propria identità per fare degli statement politici che sia semplicemente attraverso il vivere la propria vita apertamente o che sia, come nel mio caso, nel mio lavoro e quindi nell'arte che creo.
Poi per me ci sta anche nell'essere queer il comprendere che non è la stessa cosa per tutti essere queer e che quindi altri possano assolutamente viversela diversamente perché mi rendo conto che l'implicazione possa sembrare che "ah, sei queer, quindi di base devi essere attivista" nel dire questo. Invece no, non credo assolutamente che sia vero per tutti, però per me essere queer significa anche mettere dell'attivismo in quello che faccio, in quello che dico perché credo molto in una visione queer di liberazione versus assimilazione.
Iride: Ti chiederei di fare un esempio di come il tuo essere queer è entrato nel tuo lavoro.
Ariel Vittori: Già da subito quello che mi interessava disegnare anche prima di essere professionista, erano comunque scene di romanticismo e di sessualità omosessuale o spesso queer in senso più trasversale, quindi con delle persone trans, quindi anche relazioni etero, ma comunque dove ci fossero delle persone trans al suo interno.
C'è anche entrata in mezzo, diciamo una rappresentazione politica. Quindi, per esempio mi è capitato di fare dei poster per Moleste e Cheap in rappresentazione di diritti femministi acquisiti. Quindi nello specifico ne ho fatta una su il raggiungimento dei matrimoni omosessuali o per esempio, ho fatto il poster per La Falla per il mese del Pride nell'anno della pandemia, che è stato appunto un Pride particolarmente sofferto perché è un'assenza di Pride per tante cose.
Iride: Sul tuo sito internet, che chi volesse può trovare in descrizione, ti definisci un'autodidatta? Come hai iniziato a lavorare in questo settore e come com'è nato il tuo percorso?
Ariel Vittori: Allora ho iniziato appunto semplicemente per passione personale. Avrei tanto voluto già da adolescente fare una scuola di qualche tipo. All'inizio non mi hanno neanche lasciato fare l'artistico un po' perché avevo un apparente talento accademico in realtà completamente frantumato al liceo. Però insomma, la classica cosa. No, ma sei sprecata all'artistico. Vai a fare il classico. E insomma, un sacco di gente ci è passata. Appunto, non andavo d'accordo con gli studi quando c'era da studiare veramente perché sono una persona fondamentalmente pigra e quindi al classico non è andata bene. Mi sono spostata all'artistico ma ho fatto l'indirizzo di grafica perché ormai era da fare il triennio e il figurativo della scuola che volevo fare in realtà puntava tantissimo sull'astrattismo e quindi a me non interessava, perché io volevo imparare a disegnare proprio.
I soldi per una scuola privata, pomeridiana o serale come poteva essere la Scuola del Fumetto non li aveva la mia famiglia e quindi io mi formavo tramite le comunità online.
Ho avuto questa grande fortuna di vivere l'epoca dei forum e quindi su conceptart.org che non so se esiste ancora, però è appunto un posto molto hardcore proprio ti insegna le fondamenta artistiche per gente che poi deve fare realismo. E quindi io sicuramente non avevo quel livello però cercavo di apprendere le fondamenta da sola con quello e poi facevo appunto tante cose nel fandom e il confronto con altre persone del fandom sicuramente mi ha aiutato.
E poi a diciotto anni ho cominciato a lavoricchiare appunto con Filthy Figments e altre realtà indipendenti e poco dopo ho cominciato a lavorare come interprete per IDEA Academy. Facevo l'interprete dall'inglese all'italiano e questo mi ha permesso di frequentare i vari corsi di un sacco di grandi professionisti come Júlia Sardà, Nathan Fowkes, Enrique Fernandez e e questo ovviamente è stato molto prezioso.
Ma è è più o meno tutto il il training ufficiale tra virgolette che che ho avuto.
Iride: Nel mondo delle fandom qual era il tuo filone preferito?
Ariel Vittori: All'inizio con anime e manga erano il fandom di Death Note e di Host Club. Poi invece mi sono spostata più nel filone Slash. Quindi viaggio da Yaoi a Slash e a quel punto frequentavo tanto il fandom di House e poi il fandom di Heroes è stato molto forte. Ah, e Merlin della BBC
Iride: Questo percorso si rispecchia nel tuo lavoro o hai lasciato il fandom nel passato?
Ariel Vittori: Nel mio cuore c'è sempre e per me appunto è stato super formativo quindi non mi sento di dire che l'ho lasciato. Però sicuramente adesso faccio delle cose piuttosto diverse, meno concentrate su un certo tipo di fanservice, un certo tipo di auto indulgenza nella rappresentazione del romanticismo, eccetera.
Però rimangono comunque delle tracce. Sicuramente non rinnego niente. È solo un voler arricchire quel tipo di di narrativa, di rappresentazione, eccetera con altre cose che adesso sono importanti per me.
Lavorare con l'estero e l'importanza dell'autoproduzione
Iride: Di lavori ne fai tantissimi. Poco fa ti definivi pigra, ma in realtà guardando la tua produzione è sterminata e soprattutto lavori spessissimo con l'estero. Com'è lavorare con l'estero e quali sono le principali differenze con il mercato italiano?
Ariel Vittori: Con l'estero lavoro tanto nell'autoproduzione estera, cioè con tante case editrici indipendenti.
Mi piace moltissimo perché in realtà sono serie quanto e a volte più di case editrici mainstream italiane e infatti io poi quando lavoro nel nell'autoproduzione italiana cerco sempre comunque di ricalcare certi modelli che secondo me sono molto virtuosi e c'è un gran rispetto per il lavoro e gli artisti vengono pagati.
Anche qua vengono pagati però c'è diciamo anche un livello di proporzione di pagamento che è diverso. All'estero dopotutto ci sono più lettori perché se uno lavora per un pubblico anglofono inevitabilmente c'è un bacino più largo a cui vendere copie. Quindi è anche logico e normale che in Italia non ci sia altrettanta capacità di investimento.
Non voglio appunto dare contro all'editoria italiana tutta o all'autoproduzione italiana tutta. È più che normale.
Fondazione di MEFU e Cartoonist Coop
Iride: Qualche anno fa hai anche fondato l'associazione culturale MEFU Mestiere del Fumetto. Di che cosa si occupa esattamente e perché hai deciso di essere tra le persone che hanno fondato questa realtà?
Ariel Vittori: Inizierei correggendo leggermente, perché io sono tra i soci firmatari, quindi fondatori, però sicuramente il MEFU è una creatura di Emanuele Rosso, Claudia Palescandolo, Samuel Daveti e Francesco Archidiacono, in primis.
Secondo me hanno fatto una selezione molto interessante all'inizio per poter rappresentare un ventaglio ampio del mondo fumetto e che includesse per esempio anche l'autoproduzione e io un po' rappresentavo quella faccia lì del mondo fumetto.
Il MEFU per me è stato ed è importantissimo, perché rappresenta un po', un proto sindacato dei fumettisti italiani. La loro indagine è stata importantissima e le indagini successive lo saranno altrettanto per fare una fotografia del mondo reale del fumetto al di là di quelli che sono i dati di vendita dell'editoria che spesso sono un po' falsati dalla vendita dei tanti manga, che però non creano veramente ricchezza per gli autori nostrani.
Io sono anche nella Cartoonist Coop che è nata solamente questo febbraio. È nata negli Stati Uniti però loro, dato che non hanno un'impronta legale forte ma è più qualcosa di comunitario, accettano fumettisti da tutto il mondo.
Stanno facendo anche loro un'indagine per gli Stati Uniti nello specifico, però loro, al contrario del MEFU che si muove appunto molto su grandi canali: il ministero della Cultura, si stanno muovendo per parlare con l'Unione Europea, mentre invece la Cartoonist Coop è più concentrata su "Okay, vediamo come aiutarci tra di noi, dandoci del feedback a vicenda".
Fanno delle campagne di promozione a turno per dei fumetti che vengono lanciati dai partecipanti della coop.
Quindi una cooperativa proprio in senso letterale e mi piacerebbe creare magari delle connessioni tra questa cooperativa e il MEFU, così come il MEFU sta cercando di creare delle connessioni con altre associazioni in Europa e quindi per esempio ha già contatti con il suo equivalente francese e quindi sì, spero di poter fare da ponte per certe cose in futuro.
Il futuro dell'arte nell'era dell'intelligenza artificiale
Iride: Quest'estate hai anche lavorato su un'opera di graphic journalism a tema intelligenza artificiale e l'impatto che ha sulle vite e sul lavoro di artiste e artisti.
Qual è la tua posizione sul tema e qual è la tua idea del futuro del mestiere che fai?
Ariel Vittori: Sicuramente la mia posizione sulle intelligenze artificiali è fortemente a favore della privacy, della protezione dei dati e del copyright appartenente agli artisti.
So che il copyright è un tema piuttosto controverso, perché effettivamente le grandi aziende come ad esempio Disney e altre ne hanno abusato in realtà per mantenere dei diritti anche insensati, per troppo tempo.
Però, trovo che ci sia una differenza tra questo tipo di abuso del copyright e invece il giusto copyright che gli artisti devono avere per poter sfruttare moralmente e economicamente le proprie opere che hanno creato con il loro lavoro.
Io spero che andremo verso una regolazione delle intelligenze artificiali per cui possano avere dei dataset, cioè l'insieme dei dati da cui poi le intelligenze artificiali generano le immagini, che non includano immagini prese senza consenso con il cosiddetto scraping che prende da internet di tutto: foto personali, disegni creati magari anche per progetti, coperti appunto da copyright e poi generi cose che in realtà sono in diretta concorrenza con il nostro lavoro, perché tanti editori già vogliono copertina fantasy, scrivono "guerriera, capelli biondi, tettolone, con drago" e hanno la copertina fatta invece di pagare dai duecento ai duemila e passa euro che invece sarebbe in teoria dovrebbe costare una copertina e invece hanno l'intelligenza artificiale che glielo fa per il costo dell'abbonamento di quindici dollari mensili.
Che però moltiplicato per tutto il mondo, vuol dire che queste aziende delle intelligenze artificiali stanno facendo miliardi usando appunto come origine delle cose che non sono loro, che non hanno pagato.
Quindi io mi auguro che in qualche modo si riesca a rompere questo circolo vizioso, perlomeno non permettendo di utilizzare i nostri dati.
Poi sono sicura che continueranno a venire usate in qualche forma e secondo me si possono anche fare delle cose che sono interessanti con dei dataset curati appositamente .
Non sono contro alla tecnologia a priori. Penso anche che alcuni artisti potrebbero implementarli nel loro workflow. Io non ho interesse di farlo ma non vedo perché non possa succedere in futuro.
Io so che il mio tipo di pubblico è interessato a quello che faccio, anche perché c'è un contatto umano nel comprare qualcosa di realizzato da un essere umano. Non è semplicemente un consumo superficiale per cui non fa differenza.
Anche nel peggiore dei casi io penso che almeno una parte di quello che io creo e del mio lavoro continuerà a venire creato e continueranno a esserci persone interessate questo è quello che mi auguro in generale per tutto il campo artistico.
Io mi auguro che anche nel peggiore dei casi rimanga una parte di mondo, una parte di cultura fortemente attaccata all'arte come mezzo di comunicazione tra esseri umani.
Interazione con il pubblico e fondazione di Attaccapanni Press
Iride: Qual è il rapporto che hai col tuo pubblico?
Ariel Vittori: Io ho un pubblico piuttosto piccolo e ho un bellissimo rapporto con loro. Nel senso che ricevo veramente del feedback prezioso da persone che si sentono viste da quello che faccio e questo mi incoraggia un sacco a continuare.
Iride: Da qualche anno hai fondato anche Attaccapanni Press. Com'è nata questa idea e che cosa state portando avanti?
Ariel Vittori: Attaccapanni Press ormai è nato da un po' perché è nato nel 2017, ufficialmente come associazione culturale. In realtà ha fatto il suo debutto nel 2016 con Grimorio, il primo libro che abbiamo fatto.
Attaccapanni nasce proprio dalla volontà di fare un'antologia con tante autrici e autori interessanti e spesso, appunto da scoprire. È nata da me e Laura Guglielmo, la mia migliore amica.
Una storia che abbiamo fatto per un'antologia estera era stata rifiutata. E allora abbiamo pensato "Okay, facciamoci un libro attorno". Chiediamo ad altre persone delle storie e più o meno questo è in realtà quello che abbiamo replicato poi ogni anno. Solo che invece di partire dalla storia e creare l'antologia abbiamo pensato al tema dell'antologia e poi eventualmente una di noi due o tutte e due insieme abbiamo creato anche una storia come autrici per il libro.
Abbiamo fatto cose dalle tematiche più disparate: le streghe, i robot l'erotismo, ovviamente perché appunto è un po' la mia specialità. E proprio quest'anno appunto è uscito Melagrana Volume 2 che è il seguito del primo volume erotico uscito nel 2017.
Ovviamente senza continuità perché sono tutte storie brevi e sempre è un mix di un po' di professionisti anche già affermati che hanno voglia di sperimentare e giocare un po' a fare qualcosa solo per loro, di personale. E anche dei talenti emergenti a cui invece diamo una delle prime occasioni di poter essere editati.
Perché noi facciamo molto editing.
Graphic journalism e impegno sociale
Iride: Il graphic journalism è qualcosa su cui hai lavorato per anni e uno degli ultimi esempi è Tomato Tomato Caporalato che è un esempio di graphic journalism che va a raccontare la condizione dei lavoratori nelle campagne in Italia.
Che cosa ti ha portato a lavorare su questo tema e come questo tema si unisce ai tuoi ragionamenti legati al tuo essere parte della comunità LGBTQ?
Ariel Vittori: La storia è nata da una open call di The Nib il grandissimo sito di graphic journalism recentemente chiuso.
E loro hanno per anni questo magazine bellissimo cartaceo di fumetti poi postati anche sul sito. Infatti questa storia si può comunque recuperare sul loro sito.
Sono numeri del magazine a tema. Hanno fatto un open call per il numero a tema cibo che per me è un tema importantissimo.
Lo esploro tantissimo nel mio lavoro si intreccia a un sacco di cose che faccio e quindi ho proprio sentito che volevo tantissimo partecipare. Gli ho mandato un po' di idee tra cui c'era questa che ovviamente mi interessava.
Uno era giusta per il tema cibo.
Due è giusto che siano delle persone italiane a raccontarlo perché è un qualcosa che succede in Italia e quindi penso che siamo i primi che dobbiamo denunciare il problema e poi perché comunque è un argomento fortemente intrecciato alla liberazione di cui parlavo anche prima. E quindi si ritorna anche qui al mio essere queer.
Per me essere queer significa anche essere coscienti della battaglia intersezionale che dobbiamo fare e quindi per difendere tutti, non solo noi stessi, i nostri diritti, ma i diritti di tutte le persone minoritarie, quindi includendo sicuramente le minoranze etniche, includendo gli immigrati, includendo i lavoratori umili e in questo caso tutte e tre le categorie sono rappresentati nel problema del caporalato e delle e dei lavoratori sfruttati.
Iride: Secondo te il tuo pubblico riesce a mettere in relazione il lavoro che fai con questo tipo di di temi, con il tuo essere queer o è qualcosa che è difficile leggere nel tuo lavoro?
Ariel Vittori: io credo di sì. Io non credo sia difficile leggerlo e credo che questo sia sicuramente aiutato anche dal fatto che sia nel bene che nel male, nell'epoca dei social media il nostro lavoro è anche legato a noi come persone e a come ci rappresentiamo. Cerco ogni tanto di farmi sentire e credo che si percepisca il mio allineamento politico, il mio trovare appunto un fil rouge tra tutte queste cose nel tipo di dittaglia che cerco di fare anche al di là del lavoro e e quindi penso che chi mi segue sappia certamente che le cose sono collegate.
Iride: Tu sei anche una delle socie firmatarie di Moleste, un progetto nato da qualche anno ormai e che sta portando avanti delle iniziative molto interessanti.
Ci puoi raccontare un po' meglio di cosa si tratta e che cosa succederà nei prossimi mesi?
Ariel Vittori: Diciamo che Moleste nasce un po' come parte del movimento MeToo in in Italia e nell'ambito del fumetto. Nasce all'inizio con una serie di testimonianze anonime senza far nomi neanche dei colpevoli, diciamo degli aguzzini dei vari episodi che sono avvenuti.
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Dalla raccolta di queste testimonianze poi si è deciso di fondare un vero e proprio collettivo transfemminista che appunto ha già fatto varie iniziative tra cui un libro uscito con Il Castoro che si chiama Fai Rumore, diverse mostre, collaborazioni con Cheap e adesso sta uscendo anche con una zine di cui l'anno scorso è stato fatto il numero zero e uscirà presto il numero uno.
La zine si chiama Smack, che è il suono di un pugno ma anche di un bacio e sarò presente con un'illustrazione anche io. Io sicuramente con una delle collaborazioni meno serie. Ci sono delle parti più serie anche all'interno della zine ma a me diciamo piace talvolta manifestare la mia collaborazione anche alleggerendo l'aria.
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Iride: C'è qualche artista italiana o italiano che in questo momento è un po' il tuo riferimento o che comunque ammiri particolarmente.
Ariel Vittori: Laura Guglielmo, che è la mia migliore amica, per me è proprio il faro dell'esistenza e quindi la guardo tanto ad esempio e mi scambio sempre con lei feedback sul lavoro.
In realtà una persona c'è. Dico sempre "va voglio essere lei da grande", anche se credo ci passiamo dieci anni, non di più, è Rita Petruccioli. A me piace tantissimo il suo lavoro. Adoro il web comic che ha con Lorenzo Ghetti che è Isa Vince Tutto.
Adoro anche il lavoro che ha fatto su Internazionale Kids con Susanna Mattiangeli, Case Rosse, che è appena uscito per Il Castoro e Il Castoro ha lo stand in comune con Tunué.
E io sono un'autrice Tunué e quindi me la sono letta in stand e mi sono messa a piangere in stand per la fine. È proprio bello, bellissimo e quindi sì, Rita, sicuramente la guardo tanto e la ammiro tanto.
Progetti futuri
Iride: Siamo quasi al termine. Ti chiederei se hai qualche progetto in cantiere che ci vuoi raccontare o che vuoi condividere.
Ariel Vittori: Ho due o tre progetti che sono a uno stato troppo embrionale per poterne parlare. Nel senso che non hanno ancora un editore preciso anche se per alcuni, appunto, sto tramando dietro le quinte.
Sicuramente posso parlare appunto di Melagana Volume 2 che sarà uscito da poco a Lucca quando ascoltate queste parole e che potrete trovare anche alle prossime fiere in cui Attaccapanni Press lo porterà e quindi ad esempio il Bricòla a Milano a inizio marzo, se non sbaglio, e ARF! Festival a maggio a Roma.
Oltre a questo progetto Attaccapanni ci sono appunto un po' di cosine mie appena uscite, che sono la storia di Bole, il giardino di Bole che è un piccolo funghetto giallo che cerca un modo per creare qualcosa. Nell'antologia Amianto Giallo di Amianto Press.
E ho una serie di illustrazioni nell'ultimo numero di Lök Zine che si chiama Home.
Poi è uscito ormai l'anno scorso ma spero che abbia una vita lunga e quindi voglio comunque parlarne: Un Nido di Nebbia che è una storia non queer ma secondo me interessante perché intersezionale dato che parla di adozione internazionale e quindi parla anche di persone italiane ma con una provenienza diversa, un colore di pelle diverso. È una storia a cui comunque tengo molto anche se è stata scritta da Andrea Voglino e non da me, ma è stata creata con una stretta collaborazione. Quindi comunque sento la storia molto mia.
Una storia che uscirà nella primavera del 2024 è in un'antologia chiamata Succulent ed è a tema botanico saffico. Io la chiamo Lesbotanica per fare prima e secondo me è un nome appropriato. E sarà la storia di una strega che cerca un ingrediente botanico particolare per una pozione di cui sapremo di più alla fine della storia e che per per fare questo incappa in una regina di un regno molto particolare.
E quindi sarà questa storia breve qui, ecco.
Iride: Non possiamo assolutamente perderla visto come ce l'hai raccontata e chi volesse andare a seguire il lavoro di Ariel Vittori e scoprire meglio le prossime produzioni, può andare nei link in descrizione o sul nostro sito iride.art dove trovate tutti i link ai social e al sito internet di Ariel.
Grazie mille per essere stata con noi e potete trovare questa intervista e qualche contenuto speciale, tutti i contatti per appunto scoprire meglio il lavoro di cui abbiamo parlato in questa puntata su iride.art.
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Grazie ancora per essere stata con noi e alla prossima
Ariel Vittori: Grazie a te. Alla prossima.