Giopota

Intervista a Giopota, illustratore e fumettista.

Giopota
Tutte le immagini e le foto in questa pagina per gentile concessione dell'artista.

Intervista a Giopota, illustratore e fumettista, in cui ci racconta la sua esperienza personale e come il suo vissuto abbia influenzato la rappresentazione di corpi e di relazioni non conformi nei suoi fumetti e nelle sue illustrazioni.

Durante la conversazione ci spiega anche il suo amore per i satiri e l'immaginario fantasy, il suo rapporto con l'editoria e le autoproduzioni, le differenze tra il pubblico italiano e quello estero e la sua passione per le fiere.

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Iride: Stai ascoltando Iride, il podcast che guarda il mondo attraverso gli occhi di artisti LGBTQ Io sono Guido e oggi scopriremo passo a passo il mondo di Giopota. Benvenuto

Giopota: Ciao. Grazie.

Il rapporto con il proprio corpo

Iride: Negli anni hai raccontato molto spesso nei tuoi fumetti e nelle tue illustrazioni del rapporto che hai con il tuo corpo.

Come hai deciso di mettere il tuo corpo al centro di molti dei tuoi lavori?

Giopota: Non ho deciso. È qualcosa che è venuto un po' naturale. Non ho fatto un lavoro di ricerca. Semplicemente mi sono reso conto che nel rappresentare i personaggi tendevano a essere un riflesso di quello che sono io.

Penso che sia un po' quello che facciano tutti. Quindi non credo di fare qualcosa di straordinario.

Semplicemente faccio quello che tendono a fare tutti, solo che in pochi fanno questo specifico lavoro di rappresentare se stessi quando si tratta di essere persone con corpi tendenzialmente non conforme. Perché probabilmente ce ne sono meno mi verrebbe da dire.

Il che mi fa sempre un po' ridere, perché siamo tutti molto sedentari eppure i fumettisti tendono ad essere comunque abbastanza in forma. Ma al di là di questo penso che ci sia una mancanza e anche una necessità.

I lettori sono di di tutti i tipi e di qualsiasi forma, dimensione, colore, eccetera eccetera. E quindi c'è sempre qualcuno disposto e anche desideroso di vedersi rappresentato.

L'erotismo e la sessualità

Iride: Tu tendenzialmente rappresenti corpi, soprattutto nelle tue autoproduzioni, in contesti erotici. Come mai hai deciso di seguire questa strada?

Giopota: Ma l'erotismo è diciamo la parte sicuramente più intima, ovviamente, e che non trova sfogo in contesti che sono quelli, per esempio, dell'editoria perché l'editoria tende a essere un mondo più, superficiale, dove andare a fondo è rischioso, molto rischioso. E non tutti vogliono prendersi questo rischio.

Io ho sempre vissuto l'intimità, il sesso in una maniera un po' convoluta per cui credo che abbia trovato sfogo tramite il racconto breve e soprattutto senza alcuna pretesa di stare a regole di mercato, eccetera. Semplicemente volevo fare dei racconti che fossero sinceri e sentiti.

Quindi ho cercato, senza neanche stare lì, troppo a pensarci di raccontare quella parte di me che era difficile da analizzare in altro modo. Questo prima di andare in terapia, ovviamente.

 L'erotismo è un mondo tendenzialmente riservato a un certo stereotipo di corpi. Quindi ho pensato che potesse essere un modo per raggiungere delle persone che vogliono essere raggiunte.

Iride: E che tipo di risposta hai dal pubblico?

Giopota: A quanto vedo sembrano tutti molto entusiasti. Non credo di aver in un certo qual modo fatto un lavoro che non fosse effettivamente desiderato. Perché c'è sempre questa sensazione da parte di persone come me, c'è la paura più che sensazione di non voler essere, di non voler essere desiderati.

Quindi quando mi approccio a questo genere di lavori non lo faccio a cuor leggero. Mi viene naturale ma allo stesso tempo c'è una paura dietro. E quando vedo che poi il pubblico, i lettori sono entusiasti di leggere questo tipo di storie, mi viene da dire che allora ho fatto la scelta giusta.

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Il rapporto con l'editoria e il pubblico

Iride: Prima dicevi che le case editrici non si vogliono molto prendere il rischio. Però mi dici anche che c'è una risposta positiva del tuo pubblico al tipo di lavoro che fai. Secondo te quale rischio non si vogliono prendere?

Giopota: Ma io vado nel mio pubblico, ma il mio pubblico è comunque una fettina piccolina. Non non ci sono tanti lettori, quindi probabilmente fare un libro gay quando sei una casa editrice, di grandi dimensioni non ci ricavi molto probabilmente.

Poi c'è anche una questione di immagine da mantenere. Io penso che è anche una questione di come tu casa editrice vuoi essere rappresentata e nel momento in cui devi spingere un titolo, già difficilmente si spingono i titoli, si fanno libri senza pubblicizzarli. Se poi si deve ritrovare a investire su qualcosa che non pubblicizza perché ci sono corpi non conformi che a nessuno piace vedere quando si tratta di mainstream, allora non vale proprio la pena, cioè qualcosa che non viene presa proprio in considerazione.

Iride: Nel 2018 hai anche lavorato per una casa editrice italiana per un libro con Luca Vanzella, un romanzo a fumetti dal titolo Un Anno Senza Te. Anche in questo caso c'era un po' di te nel personaggio protagonista?

Giopota: Guarda nonostante non l'abbia scritto io, per una qualche strana alchimia, sì, il protagonista Antonio rappresentava molto bene il periodo che stavo vivendo in quel momento storico della mia vita ovvero proprio il classico cuore spezzato che tutti ci ritroviamo a dover affrontare a un certo punto, quindi l'ho sentito molto. C'è stato tanto coinvolgimento da parte mia e penso sia non dico evidente, ma penso possa venire naturale pensare che sia una parte molto ben rappresentata di me.

Lavorare con l'immaginario fantasy

Iride: In un anno senza te, come anche in altre tue pubblicazioni, lavori molto sull'immaginario fantasy. Quali sono i tuoi riferimenti e che cosa ti trasmette lavorare su quell'immaginario.

Giopota: Oddio! Riferimenti me ne vengono in mente troppi e allo stesso tempo nessuno perché c'è un mischione nella mia testa che ha fatto sì che si creasse un immaginario che a oggi mi verrebbe da definire come un misto tra anime e letteratura postmoderna, cioè qualcosa che esiste nella mia testa ma non so ben spiegare.

Io che sono cresciuto negli anni novanta ho sentito tanto questo ritorno del fantasy che cominciava a fare capolino in quegli anni ma che non si è mai realmente espresso fino al Duemila e che tutt'oggi fatica, secondo me, un po' a ingranare. Rimane comunque un genere un po' settoriale anche quello, per quanto poi ci siano le opere mainstream che per carità però non è comparabile, secondo me, alla fantascienza. Quindi fare fantasy secondo me non è facile in generale, non solo per quanto riguarda le regole di mercato, ma anche per una questione di come ci si può attenere a dei trope senza finire per essere derivativi, insomma. È un discorso complesso e bisogna prestare molta attenzione.

Credo che sono finito per prediligere questo genere narrativo perché mi permetteva di disegnare quello che volevo senza troppi paletti. Mi rendo conto che stare all'interno di una bolla chiusa che è quella della realtà, non mi diverte molto.

 Mi piace spaziare.

Rappresentare corpi e vite non conformi

Iride: La tua volontà di raccontare anche corpi non conformi, ma anche vite in qualche modo non conformi nasce esclusivamente dalla volontà di portare fuori la tua esperienza personale o vuoi inviare un messaggio attraverso questo lavoro?

Giopota: Penso un po' entrambe le cose. Difficile avere la pretesa di fare da messaggero per quanto riguarda temi grandi, importanti. Proprio perché mi sembra pretenzioso. Cerco sempre di non pensare troppo a quale può essere il messaggio veicolato da quello che faccio ma tendenzialmente parto dal presupposto che voglio raccontare una cosa e se poi c'è un messaggio che può essere recepito bene.

Nessuno viene a chiederti di raccontare la tua vita. Sei tu che hai la spinta di volerlo fare. Io ce l'ho. Perché non so dirlo. Però, come dicevo prima, sento che c'è qualcuno disposto ad ascoltarla perché ci sono tante persone che, come me, vivono la mia esperienza di avere un corpo non conforme, una sessualità non conforme, una vita relazionale non conforme, eccetera eccetera. Tutte cose che escono fuori dagli schemi della tradizionalità, per cui perché non dare voce? Perché non fare da cassa da risonanza?

Interazione con il pubblico

Iride: Qual è il il tuo rapporto con il pubblico quando lo incontri di persona?

Giopota: Guarda, ne parlavo proprio in terapia l'ultima seduta qualche giorno fa. Si viene a creare questa strana magia quando sono dietro a un banchetto di un festival, per cui la parte persona e la parte autore che mi compongono si incontrano. Tendo a essere un po' diviso in due. Ci sono dei momenti dove una parte prevale sull'altra e viceversa. Anche per questo faccio fatica a essere produttivo con le mie storie personali a differenza, per esempio, di tanti miei colleghi.

Quando vado ai festival sento che queste due parti si incontrano e quindi c'è un grande entusiasmo da parte mia.

Sento che quelli sono veramente i giorni i miei preferiti dell'anno e mi sento realizzato. Sento che quello è il momento più alto del fare il mio lavoro perché metto sia me stesso che quello che in forma fisica davanti ad altre persone entusiaste desiderose di leggere quello che faccio. Quindi è davvero un tipo di esperienza che mi spinge ad andare a continuare a fare questo lavoro. Molto di più che farlo per l'editoria perché, a differenza delle fiere dove sei presente allo stand di un editore, e ti fai i tuoi orari di firmacopie come se fosse un lavoro, ai festival a rappresentare te stesso, dove il banchetto è solo tuo, è tutto più genuino c'è un'atmosfera diversa.

Iride: Sei spesso a festival all'estero e immagino che la reazione del pubblico sia diversa rispetto a quello italiano. Noti delle differenze grosse e di che tipo?

Giopota: Noto solo una differenza di numeri probabilmente. Non credo ci sia un diverso tipo di entusiasmo. È davvero una questione di quante persone ci sono e quanta domanda c'è per questo tipo i lavoro. Anche a livello di demografica in Italia ho un certo tipo di pubblico molto, molto definito e all'estero invece sento che c'è una varietà che cambia in base al genere e all'età delle persone e anche all'evidente identità sessuale che insomma è molto più varia.

Iride: Secondo te perché c'è questa differenza tra l'Italia e l'estero?

Giopota: Faccio un'ipotesi, che è quella legata alla cultura del fumetto e come viene percepita. Probabilmente in Italia si ha meno la concezione di fumetto come un mezzo per raccontare veramente qualsiasi cosa che va oltre il racconto per ragazzi. All'estero invece si prende in considerazione come un media completo che ti può raccontare qualsiasi cosa e dove tu puoi ritrovare la cosa che desideri che ti venga raccontata.

Iride: Come si è sviluppata la tua carriera e come hai deciso di iniziare a fare questo mestiere?

Giopota: Io ho deciso di fare questo mestiere abbastanza tardi. Ci ho messo un po'. Ho lavorato facendo altre cose legate al mondo della grafica, alla pubblicità del web design.

E poi mi sono reso conto che non potevo fare quella vita. Non era il mio. La mia mente non reggeva. Quindi ho detto Vabbè, proviamo a rimetterci a disegnare. Qualcosa che facevo quando ero un ragazzino e mi ci sono rimesso. Mi è piaciuto come mi è sempre piaciuto e sono finito a fare l'accademia a Bologna, dove attualmente vivo, Accademia di belle Arti dove c'è un corso di illustrazione di fumetto.

Io pendevo più sull'illustrazione perché mi sembrava il lavoro più remunerativo probabilmente rispetto al fumetto. Io ho sempre ragionato in questo modo e non ha mai premiato, e quindi ho detto Vabbè, proviamo con l'illustrazione per ragazzi, perché è qualcosa che mi viene abbastanza bene.

Poi mi sono reso conto che in realtà mi piaceva fare più fumetto. Mi sono detto anche in tempi non troppo lontani, che una mia missione sarebbe stata quella di sempre e solo fumetti LGBT.

Iride: Per ora sta andando soprattutto a livello di autoproduzioni e di produzione all'estero perché hai anche dei libri che stanno per uscire per una casa editrice statunitense, .

Giopota: Esatto. È una serie a fumetti per ora di tre numeri che spero continui indipendentemente dal successo che riscuote. È una serie erotica e di fantascienza. Sono molto entusiasta, è un progetto molto carino.

Iride: Hai anche recentemente pubblicato per una piccola realtà che sta iniziando a fare anche delle edizioni in proprio che è Fumetti Fuori! che è nata con tutto un altro percorso, ma recentemente si è anche sperimentata con una pubblicazione.

Giopota: Con Massimo mi sono sempre trovato molto bene a fare Fumetti Fuori! in un certo senso, e quindi sono sempre molto entusiasta quando mi coinvolge nei suoi progetti. Nel caso di Satiro e Ampelo, che è un piccolissimo fumetto di sei pagine, abbiamo trovato una formula giusta e io volevo fare questa piccola storia mitologica inventata di un satiro e una driade che insomma hanno un rapporto intimo e però è venuto molto carino nonostante i presupposti non c'erano per questioni di tempo. Ma tendenzialmente se c'è dall'altra parte un interesse nel voler finanziare o comunque spingere, supportare il mio lavoro, sicuramente c'è molta più carica da parte mia e questa cosa la fa non solo Massimo, ma anche Renape, che è una casa editrice di Bologna con cui ho fatto le mie uniche autoproduzioni in italiano. Che è strano dire fare un'autoproduzione con una casa editrice però parlando di micro editoria, diciamo che ci sono dei parametri e delle modalità diverse per poter pubblicare, e quindi faccio questo tipo di lavoro che non è quello dell'editoria standard e mi permette di poter fare tutto in maniera molto più libera.

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L'uso di satiri e l'approccio all'erotismo

Iride: I satiri, oltre ad essere stati utilizzati appunto per questa produzione con Fumetti Fuori!, ricorrono spesso nelle tue opere. Che cosa ti ha portato a lavorare sull'immaginario della Grecia antica e sui satiri in particolare?

Giopota: Non lo so, non ci ho mai pensato realmente. Però se dovessi un attimo focalizzarmi su questo pensiero direi che i satiri hanno quell'elemento di non conformità. Al di là della parte caprina, tendono sempre a essere rappresentati come uomini bruti panzuti mezza età.

Però erano allo stesso tempo una delle forme più alte dell'erotismo maschile. Anzi non dell'erotismo ma si tratta proprio di sessualità, più che di erotismo, quindi un qualcosa di probabilmente meno poetico e più terreno. Mi interessa più quell'aspetto lì perché meno edulcorato, più sincero e è più animale però allo stesso tempo più reale.

Iride: Parli spesso di erotismo. Qual è il confine, se c'è un confine per te, tra erotismo e pornografia?

Giopota: No, non credo ci sia onestamente per me le cose si mescolano. Sappiamo che la pornografia può essere dannosa per chi ne fruisce perché tende a settare degli standard che non sono realistici. Nel mio caso, ci tengo a rappresentare corpi reali che non vanno al di fuori di quella che può essere una reale e normalissima esperienza sessuale.

Quindi ci tengo a rappresentare dimensioni, peni reali. Tutto una serie di elementi estetici, per esempio i peli sulla schiena sono stigmatizzati da sempre. A me piace molto disegnarli. E quelle sono cose che nella pornografia tendono a sparire, a non esserci. Oppure anche nell 'arte erotica di tanti autori e disegnatori per un proprio gusto, probabilmente, non c'è niente di male nel feticizzare, però tendono per esempio a disegnare dei peni enormi al di fuori della realtà. E invece a me piace tenerli molto, molto reali.

Iride: Stai lavorando su qualcosa che puoi già raccontarci?

Progetti futuri

Giopota: Allora sto lavorando su dei progetti presenti, nel senso che ci lavoro da un sacco e sono in un cantiere come quelli che sono lì fermi e ci si chiede quand'è che finiranno. Uno è un progetto fantasy che si chiama Mother Sea, o Madre Mare in italiano, però lo sto facendo in inglese.

È nato come come webcomic, ed è al momento in sospeso perché è molto impegnativo a livello di realizzazione perché è un fumetto a colori, molto, molto disegnato e mi sono reso conto, dopo sessanta pagine, che realizzarlo senza un supporto economico è qualcosa che al momento non posso permettermi. Quindi al momento è in sospeso.

Ma tendenzialmente non ho grandi progetti. Vorrei fare un nuovo fumetto lungo dove per lungo stavolta spero di non andare oltre le centoventi pagine e che è una storia molto, molto personale ed è da un po' di tempo che ci penso. Dopo il mio ultimo libro che è uscito nel 2019 mi piacerebbe tornare a fare quel tipo di lavoro lì. E però è difficile proprio perché è stato difficile vivere tutta l'esperienza del fare il mio ultimo libro.

Ho un po' paura di tornare a fare qualcosa che insomma possa essere altrettanto doloroso.

Iride: C'è qualche artista LGBTQ italiano o italiana con cui vorresti collaborare?

Giopota: Penso di aver collaborato già un po' con tutti gli artisti LGBTQ italiani, almeno quelli che conosco. Uno in particolare con cui non ho ancora avuto modo di collaborare è Noah Schiatti. Molto bravo, davvero un artista con una sensibilità e un' artisticità molto, molto elevata a mio gusto. In realtà non credo di avere il desiderio di collaborare, ma insomma supportare senza dubbio.

Conclusione dell'intervista

Iride: Io Ti ringrazio tantissimo per essere stato con noi e per aver raccontato molto di te, che è una cosa che apprezzo sempre moltissimo.

Potete trovare questa intervista e qualche contenuto speciale, tutti i contatti per andare a scoprire meglio Giopota e per supportare il suo lavoro sul nostro sito iride.art e nel link in descrizione. Per non perderti i prossimi episodi di Iride, potete iscrivervi alla newsletter sul nostro sito iride.art, seguirci sulle principali piattaforme di streaming tra cui Spotify, Apple Podcast e Google podcast o su YouTube e su Instagram.

Grazie mille ancora per essere stato con noi e alla prossima.

Giopota: Grazie. Ciao.