Queerrilla
Intervista a Queerrilla, illustratore e graphic designer.
In questa intervista scopriremo le illustrazioni di Queerrilla e il suo impegno nella rappresentazione queer tra videogiochi, intersezionalità, riviste gay giapponesi e corpi desideranti.
Attraverso questa intervista ascolteremo passo a passo il percorso di Queerrilla, dai suoi inizi in Sardegna fino al suo attuale lavoro come artista e graphic designer per il cinema a Roma.
Un viaggio che abbraccia l'estetica trash, la cultura pop, l'arte erotica, il cinema e l'attivismo.
Scopri di più su Queerrilla su Instagram, Twitch, Tumblr e sul suo store.
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Iride: Stai ascoltando Iride, il podcast che guarda il mondo attraverso gli occhi di artisti LGBTQ. Io sono Guido e oggi scopriremo passo a passo il mondo di Queerrilla. Benvenuto.
Queerrilla: Ciao. Benvenuto. Grazie per avermi invitato.
Iride: Le tue illustrazioni spaziano da ritratti di Federica Sciarelli a uomini vogliosi che annusano jockstrap usati. Quanto c'è di te nel tuo lavoro?
Queerrilla: C'è il 100% di me perché mi piace moltissimo riunire con le mie illustrazioni, le mie grafiche, insomma tutto il il mio mondo, mi piace riunire il trash, la mondanità, la normalità, ma anche, insomma il desiderio, il friccicore che ci rende vivi e poi alla fine muove il mondo.
Iride: Questo friccicore è quello che ti ha spinto a iniziare a fare l'artista o è semplicemente una scusa per te per continuare a rappresentare quello che ti piace?
Queerrilla: Questo friccicore al cuore l'ho sempre avuto da quando son bambino. Mio padre mi faceva vedere i film Peplum, cioè quei film con i greci come Ercole, Giasone, le fatiche di Ercole, ... tutte queste robe qua che casualmente avevano tutti quei maschioni oleosi, mediorientali, sexy. Quindi già da quando ero bambino ero appassionatissimo di questo mondo. Facevo tutti disegnetto degli omoni già da piccolo. Ho ripreso questa vena artistica come terapia quando c'ho avuto un momento di down fortissimo nel 2016 e mi sono reso conto che disegnare, che è una cosa che non facevo da anni, mi dava un senso di pace incredibile.
Quando entri in quella cosa che si chiama flow, cioè fai qualcosa e non pensi al resto. Sei proprio nella tua bolla, fai quello che ti piace e dici questo potrebbe essere una cosa interessante. E da lì diciamo che questa riunione di tranquillità, desiderio, rimettersi in gioco, imparare nuove skill ma semplicemente anche disegnare maschioni è qualcosa che mi son portato poi avanti in tutti questi anni.
Iride: Tu sei nato a Iglesias, in Sardegna, e attualmente vivi a Roma. Come mai hai deciso di trasferirti e che cosa ti ha portato a trasferirti?
Queerrilla: io ho vissuto la maggior parte della mia vita in Sardegna, appunto, in un paese provincia, provincia più povera d'italia per due anni di seguito dopo la crisi economica, quindi noia a pacchi. Che succede nel 2007/2008 mi trasferisco in Spagna e capisco che c'è un mondo là fuori.
C'è tanta roba, c'è tanto divertimento e fermento e quindi ritornare in Sardegna dopo aver vissuto, insomma, aver assaporato un po' il divertimento, la vita e tutto ciò che il mondo grande può offrire ho detto okay, ho fatto alcuni lavori, son rimasto lì, mi sono laureato tutto quanto. Niente a che fare con arte, queer, eccetera: giurisprudenza cioè la noia della noia.
A un certo punto ho avuto un momento in cui ho detto "forse è il caso di cambiare". E tra le mie mete c'era la Spagna, Berlino, Milano e poi facendo un rapido calcolo, ho detto "Ma io perché mi devo impelagare? Ma andiamo a Roma che è la mamma d'Italia". È stato un errore? Non lo so, lo scopriremo nelle prossime puntate, però eccomi qua.
Iride: Hai iniziato a lavorare come artista da quando ti sei trasferito a Roma o già in Sardegna producevi qualcosa?
Queerrilla: Quando ero in Sardegna producevo qualcosa perché ho ho fatto un periodo di attivismo in Sardegna e principalmente facevo il graphic designer e l'illustratore per associazione ARC che è l'associazione LGBTQ+ di Cagliari e quindi ho iniziato a muovermi in questo mondo dell'arte queer per pubblicizzare, sponsorizzare, fare raccolta fondi delle varie attività dell'associazione. Tra tutte il festival del cinema queer Uno Sguardo Normale che aveva bisogno di fondi per pubblicizzarsi e quindi lì ho iniziato insomma a unire quelle che potevano essere le sensibilità artistiche, se vogliamo farci un complimento, e l'illustrazione all'attivismo e quindi a dare anche un senso a quello che stavo facendo.
Spostandomi a Roma poi diciamo che ho deciso che quella era la mia carriera e quindi ho lavorato su commissione, ho lavorato come illustratore, lavoro tuttora come graphic designer e quindi diciamo che forse ce l'ho fatta? Non lo so.
Iride: Per cosa ti conosce maggiormente il pubblico?
Queerrilla: Il mio il mio pubblico è internet fondamentalmente, da una vita. Per cosa mi conosce? Per i miei disegni, forse un po' pruriginosi, ma in realtà anche non troppo, per le mie illustrazioni, che sono un po' sognanti, un po' che mischiano cultura pop, maschioni, kink e poi per ovviamente il mio lavoro come graphic designer che mi porta a fare delle cose come Ciollè, cioè la rivista non ufficiale sorella di Cioè per gay e ragazze teenager
Sono un appassionato di cultura pop, trash, videogiochi, televisione, ... this is my shit. Durante la pandemia annoiatissimo per il mio compleanno mi regalo questo progetto grafico che è Ciollè, cioè il periodico, che poi diventa annuale, pensato esclusivamente per teenager gay e ragazze teenager che potrebbero essere anche gay ma non lo so. E quindi è tutta la perversione del Cioè con le foto di Alberto Tomba (mi hanno scritto i legali di Alberto Tomba per togliere le sue foto), i piedi del figlio di Gerry Scotti, in regalo, la catenina di Damiano dei Maneskin.
Insomma tutte queste stronzate che mi fanno battere il cuore e però fondamentalmente si tratta di reinterpretare la realtà in cui viviamo e la sessualizzazione costante in cui tutti sguazziamo.
Iride: Decisamente divertente, così come è divertente il tuo riprendere spesso e volentieri figure come Federica Sciarelli o altri personaggi televisivi. Da cosa nasce questa passione e sei veramente parte del fan club italiano o sei un amante occasionale?
Queerrilla: Sono il fuckbuddy ufficiale del trash televisivo italiano. Lo attraverso col mio corpo e con la mia mente. Non sono un fan della televisione però quell'estetica mi fa volare. L'altro giorno, lo dico qua e lo nego categoricamente, mentre ero in doccia mi è venuta l'idea per una maglietta che non farò mai, che mi vergogno di dirlo Liliana Segret. È una cosa sbagliatissima. Liliana Segre se ascolti questo innanzitutto grazie, secondo non farmi causa, terzo sei un tesoro nazionale. Grazie di esistere. Non farò mai questa cosa perché mi vergogno come un ladro. L'ho pensata? Sì!
Iride: Qualche tempo fa avevi anche come tuo canale di comunicazione verso il tuo pubblico la piattaforma Twitch. Tu sei un grande amante dei videogiochi.
Hai mai avuto ispirazioni legate a quel mondo, che poi vediamo nel tuo lavoro?
Queerrilla: Assolutamente sì. I videogiochi sono una costante ispirazione perché è l'escapismo totale. Il videogioco è l'attraversamento di nuovi mondi con delle estetiche così diverse tra un gioco e l'altro che non possono far nient'altro che accrescere la tua fame di bellezza.
È qualcosa di totale.
Prendi un gioco come Dark Souls con una grafica, una ricerca estetica stupenda. Prendi un altro gioco come Katamari, pop giapponese alieno. Shakeri e tiri fuori delle cose meravigliose.
Il mio canale Twitch. era poi un microcosmo in cui non solo si giocava a questi giochi, ma c'era anche questa intersezionalità tra trash Nascia Prandi, Bambola Star, Elenoire Ferruzzi tutta sta merda (merda in senso buono) tutto questo linguaggio ultra trash, ultra gay, ultra alla buona che effettivamente ha avuto senso nel momento in cui eravamo tutti chiusi in casa giustamente, perché c'era una pandemia alle porte.
Iride: Quindi adesso non stai più lavorando con quell'immaginario mi sembra di capire. Su che cosa ti sei spostato e che cosa stai producendo in questo periodo?
Queerrilla: L'immaginario dei videogiochi rimane sempre. Le dirette su Twitch no, perché non c'è tempo. L'illustrazione rimane sempre. In questi ultimi tempi ho continuato a collaborare con Audible la multinazionale di podcast, con cui ho iniziato a lavorare nel 2019, facendo le cover degli episodi di vari podcast tra cui Coming Out che è stato forse uno dei primi podcast grandi, cioè mainstream, a parlare di questioni LGBTQIA.
Questa collaborazione va ancora avanti. Proprio due mesi fa ho fatto delle illustrazioni per un nuovo podcast in spagnolo che si chiama Rompiendo Muros che parla appunto della visibilità delle persone LGBTQIA+ all'interno del mondo dello sport. Anche lo sport è politica e la visibilità sta alla base della politica.
Sono stato chiamato a lavorare per Audible attraverso Instagram. Avevano visto nei miei lavori, nelle mie illustrazioni l'estetica e anche un minimo di impegno e di integrità, chiamiamola così, che serviva per quel progetto. Devo dire che mi è stata data carta bianca incredibilmente. Sono stati assolutamente rispettosi del mio lavoro. C'è stato grande supporto sia come artista, sia come attivista o come personalità su internet, ma soprattutto come persona.
È stato effettivamente un momento in cui si rendevano anche conto che dare una commissione del genere a un artista che non fosse insomma blasonatissimo o famosissimo, eccetera poteva effettivamente essere molto utile nell'economia sia monetaria, ma anche di spazi che ha un artista in Italia. Questa è una cosa che mi è sempre stata detta non per fare PR (pubbliche relazioni), ma è stata effettivamente sentita e trovo che sia molto importante.
In Italia non sempre è facile lavorare come artista o lavorare in campi creativi e riuscire a pagare anche l'affitto.
Iride: Com'è il tuo rapporto con i social media?
Queerrilla: Madre mia. Io sono la fidanzata di internet dal momento uno. Io ho avuto la banda larga quando ancora c'era il 56k.
In questo momento i social media stanno fagocitando un po' tutto ciò che era la vena punk dell'internet dei primi tempi.
Sono un millennial. Ho quasi 38 anni, quindi ho avuto modo di conoscere internet prima di Facebook e faccio fatica a ritrovarmi adesso magari in Tik Tok. Sento l'età.
È un momento strano per gli artisti e le artiste su internet, specialmente sui social media. Da un lato c'è una grandissima offerta. Chiunque effettivamente posta le proprie creazioni, chiunque ha un canale, chiunque può trovare un'audience, ma può anche esprimere ciò che vede e ciò che sente. Dall'altro lato, purtroppo in questi anni si vede specialmente per gli artiste queer c'è una compressione di ciò che può essere mostrato, dei temi che possono essere trattati.
È ritornata, purtroppo, questa visione queer = pruriginoso, gay = pruriginoso, erotismo = pornografia. Anni fa Instagram addirittura ha bannato l'hashtag #lesbian in quanto categoria pornografica ad uso e consumo dei maschi etero cis.
Sono delle cose che mi fanno pensare a come effettivamente il mondo di internet e il mondo dei social sia un layer ulteriore alla vita reale che ha molto potere, che cambia.
Non è detto che cambi sempre in meglio e forse lo stiamo vedendo in questi ultimi anni.
Iride: È sempre più difficile per un artista come te, con le tematiche che tratti, con il tipo di immaginario che porti avanti, farsi spazio online. Che cosa secondo te è cambiato al di là delle decisioni dei social, che però sono forse l'ultimo tassello di un percorso più lungo?
Queerrilla: Le mie illustrazioni e la mia arte si basano sempre su questo immaginario che riprende un po' l'estetica di Barazoku, la rivista giapponese degli anni settanta che mostrava appunto questi uomini sudati in tutta da lavoro, tutta quell'estetica omoerotica, molto erotica, non pornografica, che era una sorta di contatto tra "Io ti vedo, tu mi vedi, desideriamo la stessa cosa, abbiamo capito, facciamo parte della stessa famiglia". Barazoku infatti, vuol dire "famiglia delle rose", "gente delle rose" che era il codice per distinguersi come persone gay in Giappone che è un paese un po' omofobo.
E quindi quell'estetica. un po' ultra mascolina, un po' kinky, con un po' di pipì, piedi, ascelle, peli, così diciamo che ultimamente non piace tanto su internet.
Mi rendo conto anche che la rappresentazione del corpo desideroso ultimamente, nonostante si parli molto più tranquillamente di sesso e sessualità, comunque noto che c'è un arretramento da questo punto di vista.
Mentre prima magari non si parlava di queste cose adesso c'è sempre un assottigliamento della differenza tra erotismo e porno e una sessualizzazione costante. Questo cosa porta? Porta che effettivamente l'arte che possa essere erotica venga automaticamente messa nella scatola del porno e nella scatola del porno, complici i social media che non ci possono fare le pubblicità su venga sempre relegato a qualcosa di sporco, non ci interessa, ci piace ma lo facciamo a casa.
Questa è un'inversione di rotta rispetto a quello che succedeva in passato nei primi 2000s con l'apertura di internet, Tumblr, Xtube e tutti quei movimenti, quelle piattaforme che invece hanno portato forse più avanti la la questione del perché ci piace guardare gli altri, perché ci piace guardarli per desiderio, il mio desiderio è valido? Mi interessa? È una cosa che voglio esplorare sì o no?
Iride: Qual è secondo te la differenza tra pornografia e erotismo?
Queerrilla: Questa è un'ottima domanda anche molto complessa. L'idea che mi son fatto io è che la pornografia forse è la ripresa di un atto sessuale nudo e crudo. That's it! È questo!
Posto che c'è arte anche nella pornografia però diciamo che è zero layers. Cioè, siamo qua a chiavare, detta così perché le suore che ci ascoltano possano capire Mentre l'erotismo secondo me è un coinvolgimento più complesso.
Ci sono delle cose che possono essere erotiche e non pornografiche. C'è del porno che non è erotico per niente.
Erotismo è qualcosa che ti fa scattare un riconoscere dentro te stesso un desiderio per alcune cose, per alcune estetiche o corpi di un certo tipo.
Ed è un desiderio. Cioè, se tu mi metti davanti a un porno, lo guardo.
L'erotismo me lo devo cercare. Me lo devo coltivare io. È un po' nel mio giardino interno. Due tipi di piante diverse. Una è una pianta ornamentale. L'altro invece è il tuo orto. Questa è un po' l'idea che mi son fatto io.
Iride: Il tuo obiettivo è quindi suscitare desiderio?
Queerrilla: Il mio obiettivo è suscitare il desiderio e anche percorrere il mio desiderio. Una cosa di cui mi rendo conto è che le persone che guardano magari le mie illustrazioni si eccitano, e va benissimo, ma mi dicono anche "c'è qualcosa in questa illustrazione che mi interessa e non so cos'è, mi interessa e non so perché, non la capisco ma mi piace". E quello mi fa molto piacere perché nelle mie illustrazioni ci metto un sacco di segnali nascosti. Ci sono delle illustrazioni che hanno addirittura un codice Morse nascosto nell'illustrazione e mi fa sempre piacere che qualcuno trovi quel layer in più.
Per esempio, in questi anni ho pubblicato su Bogosbook che è un po' una raccolta di illustrazioni erotiche e omoerotiche. Molto caste se vogliamo però che riprendono un po' quella estetica Bara/Barazoku giapponese cioè di pin-up erotiche ma consapevoli di essere pin up erotiche. Quindi non a uso e consumo, ma in collaborazione.
Ho pubblicato anche un libro che si chiama LGBTQIA Films di una produttrice spagnola di cui non mi ricordo il nome, adesso che era praticamente una sorta di selezione di fan art di film conosciuti in chiave queer. Io mi sono occupato di fare The Thing, il classico horror degli anni ottanta in chiave erotica, omoerotica perché c'erano delle vibes.
Io faccio il graphic designer per il cinema, quindi il cinema di arredamento e scenografia e quello mi porta a esplorare tutta un'altra serie di segnali non necessariamente queer ma queer-adiacenti per raccontare una storia. Quindi ritorna un po' questo fil rouge tra il suscitare un interesse attraverso una illustrazione che magari può essere un po' erotica e cercare di attirare l'attenzione dello spettatore e dell'attore verso degli elementi di scena che possono essere riviste, poster, eccetera, nascondere dei segnali che raccontano una storia ma non devono attirare troppo l'attenzione di chi guarda per non distogliere dalla potenza di quello che succede in scena.
È sempre bello che qualcuno magari guarda un film e nell'angolo c'è una rivista con scritto TUTTA DONNA e dice "Ah, voglio conoscere il ricchione che ha fatto questa cosa perché ho capito, sei come me."
Qua ti posso dare un'informazione. Non posso dire quale film, non posso dire nulla perché c'ho degli NDA grandi come una capanna, però ti posso raccontare questa storia: ho fatto illustrazione per un film. Questa illustrazione che compare in una scena e spero che si veda era tipo un grandissimo ritratto di un tizio barbuto sparato in testa, però ultra retro wave, rosa, fucsia, super gay e a fine riprese questo carpet di due metri per due metri è finito a casa della regista a New York perché le è piaciuto così tanto che ha detto "Io questo me lo prendo".
Iride: Poco fa, raccontavi di come tu stia lavorando in questo momento su un podcast in lingua spagnola. Lavori spesso con l'estero e come vieni percepito al di fuori dell'italia?
Queerrilla: Lavoro spessissimo con l'estero. Ho fatto anche le copertine di vari dischi di musica synthwave perché mi piaceva morire la musica anni ottanta synthwave e sono stato chiamato proprio per quello perché è un'estetica che comunque mi mi piace da morire, conosco varie persone che sono produttori musicali o comunque artisti synthwave e diciamo che all'estero il fatto di ingaggiare e di dare una commissione a un artista perché ti piace ciò che fa, come lo fa e lo spirito che ci mette è qualcosa che in Italia ancora non è così.
Non è così normale all'interno di un processo creativo, di un processo di produzione. In Italia è ancora difficile lavorare.
Ci sono delle persone bravissime, cioè tipo c'è Zero Calcare che gli auguro tutto il bene, che ha due puntate della sua serie su Netflix stupende, la cosa migliore che sia uscita su Netflix in Italia.
È un caso particolare.
Ci sono altre persone come Zuzu bravissime, che sono finite intervistate da la signora di La7, da Lilly Gruber. La signora di La7 se mi sente mi fa causa.
E quindi ci sono persone che fanno insomma questa carriera con talenti della Madonna però nel mondo del medione, dove io mi ci metto perché sono comunque un uomo mediocre in un mondo mediocre (cit.) il fatto di essere chiamato all'estero più che in italia ovviamente mi fa pensare e il fatto di essere chiamato in nazioni come possono essere per esempio la Spagna o come possono essere la Francia mi fa capire che in italia il lavoro di chi lavora nell'arte viene visto come qualcosa di serie B rispetto alle grandi strade, alle grandi classi produttive del Paese però è qualcosa di cui ne abbiamo fondamentalmente tantissimo bisogno.
Iride: Che tipo di impatto vorresti che il tuo lavoro avesse sulla comunità LGBTQ?
Queerrilla: Vorrei fare tipo la guida illustrata di sopravvivenza al mondo LGBTQ per ragazze e ragazzi in carriera. Una cosa di cui avevo bisogno e mi è stata data quando ne avevo bisogno, quando ero più piccolo, è una generale speranza nel provare attrazione per qualcosa che viene considerato strano e avere qualcuno magari di più grande o magari di più conosciuto che ti dice "no, no, è normale. Vai avanti per la tua strada, cool!".
Vorrei che la mia arte avesse questo impatto. Sei strano? Top! Vai avanti per la tua strada. Il mondo ha necessità di persone che vengono viste strane e più sei strano, più alla fine fai il giro e diventi assolutamente adorabile e adorato e adorata.
Queerrilla: Io vorrei che il il mio lavoro avesse questa valenza però vorrei che il mondo dell'arte guardasse anche le altre persone rassicurandoli. Abbiamo bisogno di rassicurazione e di hype. Sì, stiamo facendo una figata. Il mondo può essere migliore, ne abbiamo bisogno. Let's go.
Basta doom scrolling. Basta ricordarci che il mondo è terribile. Il mondo è terribile? Yes, se pensassimo un attimo alle cose che ci fanno stare bene, che ci uniscono, penso che sarebbe un mondo un'anticchia migliore e me lo auguro e secondo me ho ragione e la vedremo nelle prossime puntate.
Iride: Noti questo bisogno anche nelle generazioni più giovani o è una cosa più legata alla generazione di cui facciamo entrambi parte?
Queerrilla: Tutti abbiamo bisogno di essere rassicurati. Secondo me un po' il trauma che abbiamo vissuto noi Millennial è stato di aver avuto quel momento nel duemila che tutto stava andando per il verso giusto e ci è stato tolto in uno schiocco di dita. Quindi siamo passati dalle t.A.T.u. russe che si baciavano su MTV il pomeriggio a abbiamo perso il lavoro, non c'è più soldi, la guerra in Iraq, il terrorismo, la droga, moriremo tutti.
E questo è andato avanti. Ce lo siamo internalizzato tipo "Oddio, il mondo è terribile. Prima era bello" che è un po' quello che succede a ogni generazione.
Noto una sorta di atteggiamento di Gen Z: siamo strafighi, abbiamo capito le cose, non abbiamo la possibilità di prendere decisioni, prendendole sarebbe meglio (credo) però noto anche una un certo atteggiamento blasè nel senso il danno è già stato fatto.
Un po' quella cosa di "non lo so se poi ne vale la pena" e secondo me è un peccato. Dall'altro lato molte volte vedo veramente attivisti e attiviste giovanissimi che fanno della roba che io manco mi sarei sognato nei miei venti/trent'anni e dico: c'è ancora speranza. Mi piace dar voce a queste persone. Secondo me ci vuole un'unione tra Millenial, Gen Z e Gen Alpha o quelli che verranno dopo contro i Boomer che hanno spadroneggiato e hanno fatto insomma un casino.
Iride: Pensi quindi sia un problema principalmente generazionale?
Queerrilla: Più che un problema generazionale penso che sia una maledizione generazionale. Questa cosa di essere gli uni contro gli altri prendendosela con quelli sfigati...
Una delle maniere per cui le persone queer principalmente devono essere intersezioni è questa. Nel senso il fatto di essere una persona queer non toglie il fatto che io sia una persona ricca, povera, disabile, abile afrodiscendente, caucasica. Tutte queste cose possono entrare nello spettro queer. Una cosa non toglie l'altra.
I nemici non sono interni. La chiamata non viene da dentro casa per citare Scream ma dovremmo un attimo metterci d'accordo per capire che il vero problema è fuori e sta arrivando ragazzi. L'oscurantismo, l'ultra destra, eccetera possono e devono essere sconfitte. Ce la possiamo fare. È il momento di mettere via le questioni anagrafiche e le questioni territoriali per dire ce la possiamo fare e ce la dobbiamo fare.
Iride: Pensi che la tua arte possa essere uno strumento per andare in quella direzione?
Queerrilla: Assolutamente sì. Voi non lo vedete che ascoltate ma ho una piccola illustrazione con la copertina di un libro che dice la ragazza che adorava ammazzare i nazi. Penso che assolutamente l'impegno politico sia connaturato all'esperienza queer e spero di essere sempre più politico e sempre più di mentalità aperta negli anni a venire e spero che la stessa cosa facciano tante altre persone.
Iride: C'è qualche artista LGBTQ giovane che vedi come particolarmente interessante da cui trai molta ispirazione?
Queerrilla: Persone giovani da cui traggo ispirazione... non so se siano queer, non so se sono giovani. Ultimamente nel grandissimo mainstream Rebecca Sugar, Pendleton Ward quindi Steven Universe e Adventure Time che sono delle serie mainstream queer coded che hanno quell'estetica felice e positiva che mi dà quella speranza di cui parlavo.
Per quanto riguarda l'ispirazione che io prendo nelle mie illustrazioni in realtà è qualcosa che appartiene più al passato, neanche della mia generazione ma precedente. Ho citato prima Barazoku la corrente artistica / rivista giapponese ma anche Rodrigo Munoz Ballester che è un artista, illustratore / scultore degli anni ottanta, madrileno, che ha pubblicato un libro bellissimo che si chiama Manuel No Esta Solo.
Era esattamente quell'estetica mascolina ma romantica di un amore non corrisposto della Spagna alla fine del franchismo che si è trovata travolta. Cioè siamo passati da andare in carcere perché sei gay a le discoteche col cruising a Madrid. Il mondo che cambia così forte attorno a noi. Che cosa ci lascia l'esperienza romantica di "io non lo so se questa persona mi ama, ma creo l'arte affinché mi noti" che trovo che sia una roba. Ah, Madonna. È paragonabile a forza alle sculture di Gesù!
Però questa esperienza del mondo che cambia ed è così veloce e fa così paura ma io voglio fare qualcosa di bello appartiene a tutte le generazioni, quindi penso che anagraficamente possiamo essere distanti però il succo della questione rimane quello ed è un traguardo da perseguire, sia che si sia artisti, sia che si faccia il metalmeccanico.
Iride: Parlando di traguardi da perseguire e comunque di lavori che andrai a fare nei prossimi mesi c'è qualcosa che ci puoi già anticipare?
Queerrilla: Per quanto riguarda tutto ciò che ha a che fare col cinema purtroppo no. Però nel momento in cui usciranno questi progetti lo saprete perché mi farò veramente le unghie.
Ma sto lavorando a una graphic novel. Sto lavorando a una graphic novel a quattro mani con un'altra persona. Durante quest'estate abbiamo scritto la sceneggiatura. Stiamo pensando a che forma grafica dare però posso dire che sarà qualcosa di veramente italianissimo, divertente, scemino ma complesso, intra generazionale.
Iride: Chi volesse scoprire quando uscirà questa graphic novel e volesse essere informato può ovviamente trovare tutti i tuoi sociale i tuoi contatti nella descrizione. Il nostro tempo è terminato. Ti ringrazio tantissimo.
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Grazie mille Queerrilla. Grazie ancora e buona continuazione
Queerrilla: Grazie mille