Meteore Fest e Ultraqueer con Carlo Battisti

Meteore Fest, Ultraqueer e Roma Smistamento con Carlo Battisti

Meteore Fest e Ultraqueer con Carlo Battisti
Gianco/FRANCAFUNGO (pic by Pietro Agostini)

In questo episodio scopriamo Meteore Fest (lo spazio è queer), Ultraqueer e Roma Smistamento con Carlo Battisti.
Meteore Fest si è svolto a Roma dal 31 maggio al 15 giugno e a Milano dal 21 al 29 giugno 2024.

Scopri di più su Meteore Fest e Ultraqueer su Instagram e sul loro sito.

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Iride: Stai ascoltando Iride, il podcast che guarda il mondo attraverso gli occhi di artiste e artisti LGBTQ+ e ally.

Io sono Guido e oggi scopriremo passo a passo Ultraqueer e Meteore Fest in compagnia di Carlo Battisti.

Benvenuto.

Carlo Battisti: Ciao a tuttu.

Iride: Partiamo da te. Partiamo dal tuo avvicinamento all'arte queer. Come hai scoperto l'arte queer e come hai iniziato a occupartene?

Gianco_FRANCAFUNGO (pic by Pietro Agostini)

Carlo Battisti: Mi occupo di curare artisticamente l'immagine e la direzione di un'associazione che si chiama TWM Factory che da otto anni occupa di progettazione culturale e lo fa appunto curando mostre rassegne, libri.

Tre anni fa ci siamo accorti che nonostante più del novanta per cento dei soci dell'associazione appartenesse alla comunità queer e LGBTQIA+ non avevamo mai affrontato in maniera diretta temi artistici e creativi legati alla comunità e quindi abbiamo cominciato a sviluppare io e tutto il team nel tempo la necessità impellente di riuscire a parlare di queste tematiche e portarle all'interno di quelli che erano i contesti istituzionali in cui spesso avevamo curato mostre o rassegne e quindi da lì è serpeggiata quest'idea all'interno del team nonostante in maniera diretta nessuno dei soci di TMW Factory - io per primo - proviene dal campo della storia dell'arte o dell'arte contemporanea.

Io mi sono formato come designer in realtà. Sono un visual designer, un comunicatore per i beni culturali, ma non ho studiato arte contemporanea se non in quei pochi esami presenti nel percorso di studi di architettura e quindi è stato un learn by doing, proprio imparare facendo e questo ha secondo me portato uno sguardo un po' differente rispetto a quelle che sono le pratiche più istituzionalizzate.

E la necessità poi nasceva dal fatto che con artisti, artiste, artistu queer c'ero sempre stato in contatto perché come diciamo lavoro parallelo a quello curatoriale svolgevo anche attività di direzione artistica e direzione della comunicazione per eventi LGBTQA+, serate queer romane per lo più, dal vecchio Gay Village. Il mio primo tirocinio mentre svolgevo la triennale fu come designer e comunicatore per il Gay Village, quindi ospitando concerti come quello di Miss Keta piano piano mi sono avvicinato a artisti per lo più del performativo o comunque del panorama musicale.

Iride: L'associazione che hai citato fino a qualche tempo fa era nota principalmente con un altro nome o comunque con uno dei progetti principali con cui era presente sul territorio romano che era Roma Smistamento. Che percorso c'è stato dietro Roma Smistamento e come è evoluta questa associazione?

Carlo Battisti: Roma Smistamento esiste ancora. In realtà è il luogo. TWM è l'associazione dietro ai vari progetti che svolgiamo e Roma Smistamento, conosciuta sui social con questo nome principalmente, è il luogo che ospita l'associazione e spesso anche parte delle progettualità che l'associazione svolge.

Com'è nata? È nata con un gruppo di giovani creativi e creative queer che sentivano la necessità di avere un luogo di aggregazione in cui basare la sede del loro magazine che era The WalkMan. Cercavamo una sede e attingendo ad alcuni bandi, nello specifico uno di Ferrovie dello Stato, abbiamo trovato questo smistamento, l'ex smistamento merci di Roma dismesso e abbiamo fatto application.

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Abbiamo vinto l'assegnazione e siamo stati lì per cinque anni. L'abbiamo riqualificato, rigenerato, l'abbiamo trasformato in un hub creativo, in un centro culturale in cui abbiamo cominciato a svolgere effettivamente i primi progetti curatoriali interni all'associazione e a fare tante attività formative anche con tirocini universitari.

Effettivamente col senno di poi è stata una delle prime pratiche queer nel campo architettonico messa in atto. Questa è una mia riflessione dell'ultimo periodo. Penso che nel campo dell'architettura, dell'urbanistica contemporanea la rigenerazione urbana, quella vera, quindi quella che non si lega ai concetti di gentrificazione ma che effettivamente si basa sul recupero di luoghi dismessi basandosi su effettive necessità di comunità reali, è effettivamente una delle pratiche più queer dell'architettura contemporanea proprio perché questi elementi urbani in un certo senso falliti vengono recuperati nel loro fallimento.

Non vedendo nel fallimento di quell'immobile un motivo di scarto e quindi vengono recuperati, riabilitati da persone che proprio dal basso, come un micelio, li recuperano e li rendono vivi.

Iride: Da grande utilizzatore di treni non mi sarei mai aspettato che le ferrovie italiane potessero in qualche modo essere parte di un progetto, seppur molto indirettamente, legato all'arte queer. Un'esperienza decisamente anomala e decisamente interessante che sta diventando sempre più visibile attraverso un festival che ormai è alla terza edizione, che è partito come Ultraqueer. Che cos'è Ultraqueer, come è nato e dove è nato?

Carlo Battisti: Ultraqueer è nato nel vecchio Roma Smistamento come idea, perché ora smistamento si è spostato. Siamo in un'altra sede a via di Casal Bertone, sempre vicino alle ferrovie ma non più, purtroppo, nel nell'ex scalo merci.

È nato appunto da questa necessità e la prima istituzione che ha accolto questo progetto è stata Palazzo Merulana nel 2022 e Edizioni Tlon che ne ha poi pubblicato il primo volume e quindi è nata lì. Insieme a tutto il team abbiamo cominciato a ragionare su che cosa effettivamente fosse la queerness.

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Quindi Ultraqueer è stato il primo progetto in un certo senso di indagine. Ci siamo interrogati su che cosa vuol dire queer e quindi piuttosto che definire un termine di per sé indefinibile dal punto di vista proprio strutturale. È un termine che muta nel tempo. È un termine che cambia in base a fattori ambientali, temporali e quindi abbiamo cercato di definirlo in base a delle essenze. Quindi come se potessero esistere dei profumi che lo caratterizzassero come termine e quindi Ultraqueer è andato in questa direzione identificando delle essenze che potessero comporre il queer senza volerlo per forza definire in maniera totale.

Abbiamo iniziato una cura di artiste e artisti che indagasse ad esempio la non conformità dei corpi, l'identità e la sessualità e il mostruoso, come riappropriazione estetica e linguistica e alcuni tratti della sexy positive.

Iride: L'idea di ripartire dal profumo, da uno dei sensi in qualche modo più trascurati anche nell'arte... di solito è molto difficile trovare artisti che lavorino attivamente sull'idea di olfatto e sull'olfatto in generale. Si è trasformato in qualcosa di visivo o si è trasformato in un'esperienza olfattiva?

Carlo Battisti: Tutta la mostra si è basata su pratiche di arte visiva per lo più e quindi abbiamo analizzato queste aree con una collettiva di oltre sessanta artiste provenienti da tutto il mondo.

In realtà noi poi lavoriamo tantissimo con il territorio quindi la parte fondante della mostra erano artisti provenienti da Roma e dal Lazio e a questo però abbiamo associato una parte secondo noi fondamentale per risalire alla matrice.

Proprio perché, come dicevo, il queer è un termine che cambia in base a fattori ambientali e temporali quindi probabilmente trent'anni fa aveva un significato differente da quello che ha adesso e quindi abbiamo intrapreso una collaborazione con l'archivio Marco Sanna che è l'archivio storico del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli per risalire a queste essenze di cui ti parlavo della queerness, studiando quindi quelli che erano i primi manifesti dei movimenti di liberazione omosessuale italiana, quindi dagli anni settanta più o meno in cui iniziano in maniera formale, di cui ne abbiamo testimonianza formale, con i primi manifesti e locandine fino ad oggi.

Nella mostra, così come nel primo volume, c'è una sezione dedicata a questa indagine che riporta appunto manifesti, locandine, poster, fotografie del movimento italiano.

I Need You (volemose bene), Puertosool

Iride: Questa collaborazione continua ancora adesso o Ultraqueer si è evoluta in altre direzioni.

Carlo Battisti: Continua tuttora quella con il Mario Mieli. Si è un po' ridotta nel tempo ma il Mario Mieli supportata e patrocina l'iniziativa come anche dall'anno scorso il CIG l'Arcigay di Milano.

Continua e non è presente in maniera diretta nella mostra di quest'anno proprio perché in realtà l'anno scorso abbiamo curato per il Mario Mieli una grandissima esposizione al Mattatoio dal nome Rivoluzionarie che raccontava i quarant'anni del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli a Roma con un grosso focus sul movimento romano e quindi è stato molto bello cercare all'interno degli archivi tutto questo materiale e ricucire tramite immagini e documenti la storia del movimento in Italia.

Quindi in realtà con il Mario Mieli c'è uno scambio continuo di supporto, ma non, in un certo senso, di dipendenza.

Iride: Hai citato il Mario Mieli e il CIG di Milano tra i supporter dell'iniziativa di quest'anno. Ci sono altre realtà che vi supportano o è una realtà principalmente autofinanziata e che vive grazie alle donazioni di chi decide di attraversare questi spazi?

Carlo Battisti: Ci supportano, ci patrocinano ma buona parte del progetto è finanziato dall'associazione stessa, quindi da chi dona costantemente all'associazione. Dalle attività che l'associazione fa, come noi abbiamo un bookshop, abbiamo diverse attività che svolgiamo che rendono sostenibile la realizzazione dei progetti.

Quest'anno abbiamo coinvolto nella rete anche Edge, che è un'associazione, un ente del terzo settore che si occupa di rappresentazione delle persone queer all'interno di contesti lavorativi e ci ha supportato e ovviamente edizioni Tlon, che dal primo anno supporta il progetto, ha pubblicato il primo volume, ha pubblicato Queerpandemia, che è il secondo volume, Rivoluzionarie che è stato lo spin-off con Mario Mieli.

Quest'anno pubblicherà un terzo volume che invece di essere antecedente alla mostra come sono stati i primi due, sarà pubblicato l'anno dopo perché sarà proprio la somma teorica di ciò che raccoglieremo in questo festival, che sarà molto interessante.

Iride: Vi consiglio se avete l'opportunità di passare dal bookshop dell'associazione per andare a vedere le le edizioni precedenti di Ultraqueer quindi del catalogo - potremmo chiamarlo di Ultraqueer - perché sono veramente dei manuali preziosi dal mio punto di vista, un modo per scoprire delle realtà italiane veramente poco poco note e decisamente interessanti.

Ci ho passato troppe ore, devo dire, grazie anche al tuo aiuto, a esplorare il vostro bookshop e è assolutamente consigliato. Ricordiamo l'indirizzo nel caso qualcuna o qualcuno volesse passare.

Carlo Battisti: via Giuseppe Arimondi 3 a Roma.

Vanthill Romita from The SinSisters

Iride: Se qualcuna volesse anche supportare il festival Ultraqueer di quest'anno, c'è anche la possibilità di inviare una donazione. Per farlo immagino abbiate un link sul sito

Carlo Battisti: Sì, esatto. Trovate un link nel nostro aggregatore su Instagram, sul nostro sito di TWM Factory, ma anche cercando Meteore Fest su Produzioni dal Basso.

Iride: Partiamo quindi con il racconto di che cos'è Meteore Fest, perché giustamente hai accennato che è la terza edizione di Ultraqueer, ma in realtà è molto di più e quest'anno è sdoppiato anche.

Carlo Battisti: Esatto. Quest'anno abbiamo voluto cambiare.

Le prime due edizioni, come dicevo, sono state dei progetti, delle mostre che hanno per lo più esposto opere di arte visiva e hanno avuto una rassegna di eventi collaterale che parlava di alcune tematiche legate al queer, come il linguaggio, la rappresentazione, la non conformità dei corpi, presentazioni di libri, però quasi come una rassegna collaterale dalla valenza più scientifica.

Quest'anno abbiamo pensato di realizzare un festival attivasse la comunità in maniera diretta, non perché le altre mostre non lo avessero fatto, ma perché nel tempo abbiamo maturato l'idea che l'inserimento della performance, dell'atto performativo, del workshop di arte partecipata, del dibattito aperto potesse coinvolgere le comunità in maniera più diretta, renderle partecipi effettivamente non solo spettatori e spettatrici della rassegna.

E questo in realtà crea anche dei momenti fra un happening e l'altro ed è proprio in quei momenti che la rassegna si inserisce. È proprio in quei momenti di scambio in cui le persone si incontrano, parlano, dialogano, si conoscono che il festival in un certo senso prosegue oltre a quella che è la rassegna dei momenti principali, che è comunque importante.

E poi a volte perché il processo, come spesso nelle pratiche artistiche queer capita, è più importante della forma, è più importante del finale e quindi abbiamo dato più spazio a questo tipo di happening. In realtà ci sono anche delle esposizioni ma è una rassegna che si costruisce con l'inserimento di vari momenti.

Si sdoppia nel senso che, come dici tu, la prima parte della rassegna si svolge a Roma Smistamento, quindi nella sede di TWM Factory dal 31 maggio al 14 giugno, con quattro giorni di attivazione. Trentuno maggio. primo giugno, sette giugno e quattordici giugno, il giorno prima del Roma Pride.

Poi ci spostiamo a Milano dal ventuno giugno al ventotto giugno al BASE Milano che è un altro centro culturale che ha accolto il progetto, dove si è svolta la seconda edizione in realtà. E poi anche lì il ventinove si conclude con la nostra presenza al Milano Pride.

Come dicevamo quest'anno abbiamo voluto ragionare sulle pratiche artistiche e come centro di pratiche performative e come centro tematico abbiamo ragionato sul concetto di spazio queer.

I primi due appuntamenti, Ultraqueer e Queer Pandemia avevano ragionato molto sul corpo come centro delle pratiche queer, sulla mostruosità come estetica, come linguaggio, come riappropriazione e quest'anno ragioniamo sullo spazio perché Roma Smistamento è uno spazio fatto di corpi queer che lo abitano e quindi ragionare su come i corpi queer fanno spazio, stando, insieme stando da soli, aggregandosi facendo comunità e come le pratiche queer possano cambiare le politiche di gestione degli spazi privati, ma anche comuni.

Performance view, Elisa Melodia

Prima parlavamo della rigenerazione urbana che ad esempio recupera dei luoghi o del fallimento come non punto di caduta, in un certo senso, e quindi da lì una serie di riflessioni per parlare di spazio in senso ampio che sarà poi il tema del libro con cui usciremo con edizioni Tlon sulla spazialità della queerness.

E per parlare di questo abbiamo fatto un percorso anche a ritroso: quando abbiamo ipotizzato il nome del progetto Ultraqueer. Questo Ultra è venuto un po' spontaneo in maniera quasi impulsiva, questo ultra davanti al queer, per il superamento di quei fattori ambientali e temporali di cui parlavamo prima.

Studiando in realtà per la cura di questo Festival ci siamo imbattuti in un testo di Karen Barad, una fisica che si chiama Quanto e Queer e con nostro enorme stupore abbiamo scoperto che si citava Ultra Queer. Non il festival ovviamente.

Appariva questa parola, come appunto superamento dei binomi che compongono la nostra società e che compongono una serie di dialettiche in generale e Karen conferisce al quanto, nella fisica, il superamento del binomio e quindi come elemento in assoluto.

E da lì abbiamo cominciato a curare un po' alcuni concetti infatti il festival ragiona sulla decostruzione di diversi binomi che compongono lo spazio come indoor/outdoor, naturale/artificiale. interno/esterno e così via proprio come il quanto di Karen muta e cambia. E quindi insomma è stato bello scoprire che poi c'è questa intelligenza collettiva anche all'interno della comunità queer in cui spesso i pensieri si ritrovano.

Iride: L'intersezionalità del queer non ha limiti e arriva anche nella fisica quantistica, che è una cosa inaspettata dal mio punto di vista, ma decisamente interessante. Andrò ad approfondire un po' le fonti che stavi citando perché mi hai decisamente incuriosito. Uno degli aspetti che trovo molto interessanti della riflessione sul queer e gli spazi è il sottile confine tra ripopolazione di spazi, riqualificazione di spazi e gentrificazione che in questo momento in Italia sono dei temi molto forti e colpiscono la comunità queer in molteplici modi. C'è qualche riflessione sul tema all'interno di Meteore?

Egeeno. ph m.o.s.k.a

Carlo Battisti: Assolutamente sì. Noi studiamo i temi di rigenerazione da tanto tempo con alcuni progetti di architettura e abbiamo curato delle rassegne che si chiamano Riscatti di Città. Io insegno alla facoltà di Architettura de La Sapienza. Nicola, l'altro curatore del progetto, è architetto, quindi sono temi a noi molto cari.

Nel tempo abbiamo studiato cosa intendiamo noi per rigenerazione. Rigenerazione è un termine abusato. Come è abusato queer, come sono abusati tanti termini nella contemporaneità. È un termine abusato perché spesso se ne fa vanto in realtà la mera riqualifica di alcuni luoghi, i meri interventi di restauro o di abbellimento di piazze in un certo senso.

Quando noi nello specifico, ma anche buona parte della comunità scientifica, parla di rigenerazione parla di una serie di processi complessi che prevede per forza, in maniera insindacabile, il coinvolgimento delle comunità che quei luoghi li abitano e di cui ne hanno necessità. Altrimenti non possiamo parlare di rigenerazione perché la rigenerazione è qualcosa che rigenera un tessuto che già esiste, che è vero e che è reale e non inserisce dall'alto un contenuto che non è funzionale alla collettività.

Questo è molto è molto importante e quindi all'interno del festival ci sono diversi momenti in cui questo tema è affrontato. Uno dei di questi, in maniera un po' più ideale, è un laboratorio di bio queer architettura che si svolge a Roma smistamento curato da Giulia Cauti, un'artista e performer visiva e Selenia Marinelli, architetta e ricercatrice, e che ragionerà proprio sulla bioarchitettura, la costruzione di un ambiente queer con un workshop di arte partecipata molto bello.

Invece a Milano abbiamo un intervento di cui sono molto orgoglioso che è la presentazione de La Città Femminista di Leslie Kern con un collegamento di Leslie Kern direttamente dagli Stati Uniti. Presenteremo il libro, leslie interverrà dall'America e poi inizierà un dibattito sulla città, la città inclusiva, la città ampia con diverse menti, diverse persone che ragioneranno su questo tema.

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Penso ad esempio al collettivo Rebelot Design Inclusivo, alla redazione di Kabul Magazine, a Nina Bassoli, curatrice della Triennale di Milano e tante altre persone che ragioneranno in una tavola rotonda aperta alla collettività su che cosa vuol dire fare città queer?

Iride: Decisamente un programma fitto e interessante. C'è qualche altr artista che ti senti di raccontarci per farci scoprire un po' meglio cosa avete in serbo per noi?

Carlo Battisti: Assolutamente sì. Sarà difficilissimo non citare tutte e tutti e i progetti qui sono sempre collettivi quindi sono sicuro che tutte le artiste non si offenderanno. Cercherò di citare alcuni esempi per area tematica. Quando parliamo di spazialità queer ci sono dei fondamenti a cui attingere.

Fra i primi sono lo spazio politico ovviamente perché la comunità si è spesso raccolta intorno a delle necessità, come abbiamo detto, e la politica è stata espressione di aggregazione: i circoli, i movimenti e questo si è riflesso spesso nei club, nei bar che sono stati tra i primi luoghi che hanno ospitato allo stesso tempo l'aspetto ludico ricreativo e quello politico aggregativo.

È stato in questi luoghi che da principio erano luoghi oscuri in cui si accedeva di nascosto a luoghi che nel tempo sono sempre più emersi verso la luce.

Oggi mantengono questo equilibrio affascinante del muoversi fra la luce e l'oscurità che è appunto non binario per eccellenza e quindi ragioniamo molto sulla politica e presentiamo ad esempio il libro Le Radici dell'Orgoglio che racconta i moti di liberazione, di Umberto Bozzi.

Elena Zecchin performance Seminate Utopie 2

Parliamo con Sara Poma che ci racconterà il suo podcast poi ci spostiamo verso il concetto di club e quindi avremo una performance sonora di Egeeno che è un DJ della scena queer underground italiana, ci sarà una bellissima performance di agency sonora fatta da Thomas Valerio che costruirà un vero e proprio spazio fatto da corpi che risuonano.

Penso anche a Franca Fungo che a Milano porterà l'arte drag in una performance al BASE come evento del ventidue giugno.

Iride: Io avendo qualche qualche anno più di te, ricordo un periodo in cui in Italia si iniziò a parlare di queer e le prime persone, le prime realtà a parlare di queer ancora prima dell'accademia furono, centri sociali e realtà legate al mondo di movimento al di fuori dei delle associazioni al di fuori dei dei locali. Credo di aver sentito parlare di queer in Italia la prima volta alla fine degli anni novanta, in una realtà che si chiamava AntagonismoGay a Bologna.

C'è una qualche connessione con questo tipo di realtà all'interno di Ultraqueer, c'è un ricordo di quel percorso o è qualcosa che non essendo più particolarmente forte in questo preciso momento storico in qualche modo non c'è stato modo di entrare in relazione con quel tipo di realtà.

Carlo Battisti: Diciamo che in un certo senso Roma Smistamento è un centro culturale e quindi di matrice risale in un certo senso a quello che è il centro sociale, un centro socio-culturale. Quindi abbiamo spesso dialogato con quelli che sono i centri del territorio, del quartiere. Il circolo Mario Mieli nasce in realtà con quella accezione, ma lo stesso Mucca Assassina che inizialmente erano delle serate fatte in casa, come saprai, in cui si si raccoglievano fondi per il contrasto all'AIDS e quindi Roma Smistamento è il centro socio-culturale che ospita e dal quale partono queste idee. Quindi la matrice in realtà rimane. È solo cambiata la forma con cui spesso questi enti si denominano, stanno sul territorio. Noi facciamo attività del terzo settore. Quindi facciamo tantissima attività sociale.

La stessa rassegna che quest'anno vuole essere gratuita per tutte e tutti è un forte messaggio di inclusività intersezionale proprio perché pensiamo che l'arte e la cultura abbia un valore ma debba essere accessibile e fruibile a tutte e tutti.

Iride: Hai fatto una panoramica molto ampia su che cosa avete fatto e su che cosa farete. La vostra presenza al Pride forse mi incuriosisce di più. Si può già anticipare qualcosa o o è ancora tutto segreto e quindi non non ti faccio neanche la domanda.

Carlo Battisti: Sì, sì, ma in realtà sarà una presenza molto spontanea. L'anno scorso al Milano Pride abbiamo realizzato delle bandiere di Queerpandemia, delle magliette, dei ventagli e ci siamo resi e rese riconoscibili all'interno della parata senza il carro e senza dei brand. Quindi la presenza effettivamente di un collettivo di persone che rappresentasse il progetto di ricerca e pratiche queer in un contesto come il Milano Pride che è molto brandizzato.

Io lo dico in maniera molto neutrale in realtà perché è un contesto complesso quello del finanziamento delle attività, però abbiamo voluto portare i nostri corpi e il nostro progetto all'interno della rassegna. Così sarà anche quest'anno, quindi Ultraqueer parteciperà in maniera indipendente, nonostante poi c'è un collegamento, cioè gli enti che organizzano i due Pride ci supportano, però in maniera completamente indipendente.

A proposito di questo mi piacerebbe dire che un concetto che caratterizza Ultraqueer e Queerpandemia nell'essere comunque un progetto radicale che non scende a compromessi con le narrazioni è stata la necessità impellente di portare corpi, pratiche e narrazioni differenti all'interno dei contesti istituzionali, non istituzionali e far vivere le pratiche artistiche queer alla comunità ma farle conoscere anche al di fuori e agli alleati.

Per noi è importantissimo in questo momento la costruzione di ponti, la sintesi e riuscire a coinvolgere tutti i movimenti trans femministi e queer sul territorio che spesso oggi si trovano anche in conflitto su alcune tematiche. Ma bisogna unirsi, unirsi e trovare una sintesi è molto importante in questo momento. Questo non vuol dire scendere a compromessi, ma ma vuol dire capirsi l'uno con l'altro e vuol dire anche avere un approccio queer nella comprensione e nell'ascolto delle necessità degli altri. Penso che in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo politicamente ora in Italia, in Europa e nel mondo sia fondamentale vedere nell'altro non un nemico ma un alleato quando si lotta insieme per un fronte comune

The Queer Architect

Iride: Ultraqueer e Meteore Fest esisterà dal trentuno maggio al ventinove giugno nelle due sedi di Milano e di Roma.

Questo podcast verrà ascoltato anche in futuro e speriamo che venga ascoltato per i prossimi decenni. Chi non si trovasse in quegli spazi nel Duemila e ventiquattro e a Roma e a Milano, quando Ultraqueer e Meteore Fest sarà visibile come può fare a recuperare quel materiale che porterete in scena?

Carlo Battisti: Sicuramente potrà appunto studiare quello che è accaduto sui volumi editi da edizioni Tlon perché, come hai detto anche tu all'inizio sono dei veri e propri compendi che racchiudono tutto il processo nella loro interezza.

Sono dei volumi libro, a noi ci piace dire, perché sono dei cataloghi libro perché racchiudono sia la parte visiva che quella teorica e così sarà anche per il terzo volume. Sicuramente potranno venire a Roma Smistamento perché il progetto continua e spesso svolgiamo degli spin-off come per esempio Queer Pandemia che è stato poi replicato da noi il primo dicembre del duemilaventiquattro dopo essere stato a BASE Milano. Quindi è possibile che porzioni del festival vengano poi replicate nell'anno accademico 2024/2025.

Una cosa che ci tenevo a dire e che non ho detto prima è un ringraziamento importante a BASE Milano nella costruzione di questa di questa rassegna perché partecipa in un certo senso allo stesso modo di TWM Factory nella realizzazione e nel finanziamento di questo progetto. BASE ha accolto Queer Pandemia e quest'anno Meteore supportando l'iniziativa, contribuendo a realizzare tutti i momenti, quindi a produrre poi gli happening, le performance, le opere che saranno presenti a Milano e questo è importante perché BASE, è vero che è un centro culturale partecipato in parte dal Comune di Milano, ma è comunque un luogo di cultura indipendente.

Credo che invece in Italia sia sempre più difficile oggi ricevere finanziamenti diretti dalle istituzioni che dovrebbero farsi carico della promozione della cultura e quindi ora lo stanno facendo quei luoghi indipendenti che ospitano cultura ed è importante riconoscerglielo.

Iride: E se volete anche voi supportare quello che le istituzioni in questo momento non supportano potete andare sul profilo Instagram di Ultraqueer in cui troverete appunto il link per partecipare alla campagna di crowdfunding e sostenere questo progetto.

Io ti ringrazio tantissimo Carlo Battisti per essere stato con noi. Potete trovare queste interviste, qualche contenuto speciale, tutti i contatti per andare a scoprire meglio Ultraqueer e Meteore Fest sul nostro sito iride.art e per chi ci ascolta sulle piattaforme di streaming e sui social anche nei link qua in descrizione.

Per non perdere i prossimi episodi di Iride potete iscrivervi alla newsletter sul nostro sito iride punto art, seguirci sulle principali piattaforme di streaming tra cui Spotify, Apple Podcast e Youtube, su Instagram e Iride anche nelle lettere grazie alle radio che ci ritrasmettono e che ringraziamo.

Grazie ancora Carlo e alla prossima.

Carlo Battisti: Grazie a te per avermi invitato. E grazie a tutti e a tuttu per aver ascoltato il mio intervento.